In senso lato, il termine risonanza si riferisce a un sistema e alla sua capacità di vibrare e di provocare un’amplificazione degli effetti. Il concetto è comunemente usato nel contesto della fisica, ma anche in altri approcci come la psicologia, dove può avere a che fare con l’incontro dei sentimenti umani e la connessione è molto profonda ed emotivamente significativa. 

Se lo portiamo nel contesto teologico pastorale del carisma delle Suore Scalabriniane, possiamo intendere il termine come azioni missionarie finemente sintonizzate su quello che è il progetto di Dio per l’umanità, nelle specificità a noi note attraverso le testimonianze dei pilastri della Congregazione delle Suore Scalabriniane, ossia: San Giovanni Battista Scalabrini e i cofondatori, la Beata Assunta Marchetti e il venerabile Padre Giuseppe Marchetti.

Le parole qui contenute vogliono quindi essere quella “risonanza scalabriniana”, se così possiamo chiamarla, e si inseriscono in un contesto ben preciso: il 5° Seminario Congregazionale della Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, che si è svolto pochi giorni fa a Bogotà, in Colombia, dove si sono riuniti di persona e virtualmente suore, sacerdoti, missionari secolari, missionari laici e collaboratori provenienti da tutto il mondo, in particolare dai luoghi in cui queste persone, che compongono la famiglia scalabriniana, danno la vita per la vita dei migranti e dei rifugiati!

Il 5° Seminario non è finito! E lo diciamo non solo perché avremo ancora “il dopo” della fase di condivisione e analisi, così come abbiamo avuto “il prima” della fase preparatoria, ma perché l’evento è stato grande in ciò che nessuno strumento conosciuto può misurare: mistica, preghiera, condivisione, studio, riflessione e valutazione critica. Ecco perché l’evento risuonerà, vibrerà e riecheggerà con grande intensità. Ed è questo che vogliamo, contando sulle forze umane che si riconoscono tali nella potenza della grazia di Dio.

Evidenziamo alcuni elementi che dovrebbero risuonare con forza dopo questo importante evento. Vogliamo iniziare parlando della vulnerabilità umana (personale e istituzionale). Secondo alcuni, le persone più coraggiose sono quelle che sanno riconoscere meglio le proprie debolezze. La vulnerabilità è definita come ciò che sperimentiamo nei momenti di incertezza, rischio ed esposizione, che possono renderci ansiosi e spaventati. La vulnerabilità può essere un grosso problema per le persone e le istituzioni quando viene evitata, perché avere il coraggio di rischiare, vivere nuove esperienze, dire cose importanti, tutto questo implica abbracciare la vulnerabilità, che in realtà è un atto di grande coraggio! 

In questo senso, le sfide provenienti dalle diverse realtà missionarie e le azioni condivise al seminario non sono state condivise senza tener conto che i fallimenti fanno parte della vita e della missione e che ci insegnano. Fare, rischiare, sbagliare, perdere o fallire è molto meglio e più degno che non fare nulla. Le azioni o le risposte pastorali hanno rivelato che paura e coraggio vanno di pari passo, che le debolezze nelle azioni esistono, ma non impediscono il coraggio di andare avanti di fronte alle sfide attuali. Il carisma scalabriniano è attuale e annuncia un mondo nuovo, che nel linguaggio cristiano chiamiamo Regno di Dio. Dalla vulnerabilità nasce il coraggio! Dalla morte nasce la resurrezione!

Ci sono altri elementi di cui non dobbiamo avere paura, come ad esempio: il collegamento in rete, non solo con le istituzioni della società civile, ma anche con quelle ecclesiali, comprese le altre congregazioni che lavorano con i migranti e i rifugiati; le migrazioni e i rifugi sono dinamici e cambiano rapidamente, quindi è inevitabile essere pronti ad assumere nuovi luoghi per le azioni missionarie; sentire che siamo una forza e che facciamo la differenza nei contesti in cui operiamo; deprivazione del carisma attraverso il protagonismo dei laici; femminilizzazione della migrazione; advocacy; rafforzamento dell’identità attraverso il logo humilitas/scalabriniane; senso di appartenenza a qualcosa di grande e prezioso che ci motiva; pubblicizzazione e comunicazione delle azioni svolte come sensibilizzazione e advocacy, non come marketing; protagonismo di migranti e rifugiati; impegno politico.

Le risonanze del 5° Seminario produrranno ancora molte vibrazioni positive! San Giovanni Battista Scalabrini ha intravisto la sua missione quando ha incontrato il dramma della migrazione alla stazione di Milano. Questo è stato uno dei primi ricordi che uno dei momenti mistici dell’evento ha riportato alla mente. La certezza che tutto ciò che verrà sarà buono, è che i nostri cuori, come quello di Scalabrini e dei cofondatori, non dimenticheranno mai i drammi, le vulnerabilità personali, istituzionali e persino sociali che accompagnano le migrazioni e i rifugi! In quei drammi, la forza vocazionale di Scalabrini è emersa per liberare i suoi fratelli e sorelle dalla sofferenza! E in ogni luogo in cui lavoriamo, c’è una “stazione di Milano” e tanti cuori, di uomini e donne animati dal carisma, aperti a formare un mondo nuovo, il regno di Dio fatto in unità!

Wellington Barros

 

 

 

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