Le donne migranti tra passato e presente: un dono di Dio!
Sr. Rosa Maria Zanchin, mscs
La Storia delle donne, nei flussi migratori passati e presenti, dimostra che la migrazione non è solo il risultato di una scelta razionale, ma anche di strategie familiari in cui uomini e donne si inseriscono, contribuendo a riorganizzare le relazioni familiari e di genere.
Dal 1890, periodo della fondazione della Congregazione delle Suore Missionarie Scalabriniane, la realtà dei migranti è stata descritta dal Vescovo San Giovanni Battista Scalabrini, “Erano vecchi curvati dall’età e dalle fatiche, uomini …donne che si traevano dietro … i loro bambini, fanciulli e giovanette tutti affratellati da un solo pensiero. Tutti indirizzati ad una meta comune. Erano emigranti.” (San Giovanni Battista Scalabrini, Per i Granai del Cielo, n° 11.7)
Dal suo esempio si è sviluppato un modello di supporto e accoglienza capace di rispondere alle specifiche esigenze dei tempi attuali, alla luce della complessità del problema migratorio, più meno forzato.
Per quanto riguarda le motivazioni della migrazione, sono emersi nuovi fattori non economici, che sembrano avere un impatto notevole (e sono menzionati più dalle donne che dagli uomini). Tra questi si possono citare: la maggiore libertà sessuale rispetto ai costumi imposti dalle tradizioni sociali, i problemi coniugali e la violenza fisica, l’impossibilità di divorziare, i matrimoni infelici e falliti, la discriminazione contro specifici gruppi femminili e l’assenza di opportunità per le donne. Queste pertanto migrano, non solo per ragioni economiche, ma anche per rompere con le società discriminatrici, nelle quali si troverebbero in una posizione di privazione della libertà.
Nei flussi dell’epoca contemporanea spesso le donne tendono a migrare da sole o come prime famiglie, essendo pioniere nella ricerca di lavoro. Sappiamo bene quanta diversità ci sia tra le donne migranti, perché a seconda della provenienza culturale iniziano un percorso obbligato, senza scelta alcuna, subendo una sorta di destino. Per una donna proveniente dall’Eritrea, dall’Etiopia, dal Camerun, dalla Tunisia o dalla Nigeria la storia è molto diversa. È appena il caso di accennare alle donne nigeriane, il cui destino è spesso quello di finire intrappolate nella rete dello sfruttamento . Tante di loro, finiscono nella rete della prostituzione, devono necessariamente passare dalla Libia, che rappresenta il ‘buco nero’, la concentrazione di tutte le sofferenze da patire prima di lasciare l’Africa su una nave. Anche le donne che provengono dall’Eritrea, costrette a lasciare il paese per motivi politici, devono attraversare questo territorio e sopportare condizioni disumane. Ma all’origine di tutto questo, anche in ordine temporale c’è la scelta e l’esperienza del viaggio, intrapreso dalle donne per raggiungere il nostro Paese, viaggio in parte nella terraferma, attraverso il deserto, per raggiungere infine il mare, dalle sponde africane a quelle italiane, viaggio sempre problematico e pericoloso, di esito incerto. Viaggio drammatico che stravolge la vita di una donna migrante, vissuto e raccontato in maniera così drammatica da indurre a chiederci Se questa è una donna, come scrive Luca Attanasio nel suo saggio. Chi compie questo viaggio: «proverà fame, sete, caldo estremo, freddo, sarà torturato, picchiato, violentato – a moltissime donne avviene sistematicamente – umiliato, vedrà la morte accanto a sé e la sfiorerà lui o lei stessa più e più volte».
Una meravigliosa testimonianza hanno dato le donne, dette “guerriere della pace”, madri israeliane e palestinesi unite contro la guerra. Esse hanno creato il movimento pacifista israeliano, detto Women Wage Peace, formatosi subito dopo la guerra di Gaza nel 2014, che collabora con le donne palestinesi per portare la pace in Medio Oriente: “Ogni madre, ebrea e araba, dà alla luce i suoi figli per vederli crescere e fiorire e non per seppellirli”. Il loro obiettivo da sempre è fare pressione sul governo di Tel Aviv affinché raggiunga un “accordo politico bilateralmente accettabile” per porre fine al conflitto israelo-palestinese. E nelle ultime settimane, dopo che la tensione nell’area è salita alle stelle, il loro grido si è fatto ancora più forte. Proprio le donne, troppo a lungo ignorate da entrambe le parti, potrebbero essere le protagoniste del negoziato. Una di loro, attualmente ostaggio di Hamas, era solita ripetere: “Ci hanno fatto credere che solo la guerra avrebbe portato la pace. Ma è accaduto il contrario. Perché dovremmo continuare in questo modo?”.
Tra le testimonianze è significativa quella di una donna che è riuscita a vedere nella vita un’esperienza positiva, diversa dall’esperienza di sofferenza dell’emigrazione: “Sono orgogliosa di essere donna, è un grande dono di Dio, che ha creato nell’universo la donna, la quale, come la Madonna, Maria, è una Creatura meravigliosa di Dio”
La Donna, che riesce a far fronte alle tante difficoltà, è il più bel fiore sulla terra, armoniosa, creativa e intelligente, generatrice dalle mille risorse.