Le parole d’apertura del 5° Seminario Congregazionale sulla pastorale dei migranti e  rifugiati

Wellington Barros 

Con grande gioia abbiamo iniziato il 5 marzo il 5° Seminario Congregazionale della Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati, con l’obiettivo di analizzare il momento e le sfide del mondo delle migrazioni e dell’azione missionaria delle Suore Missionarie Scalabriniane, condividendo e sistematizzando conoscenze, esperienze e obiettivi, per qualificare il servizio e rafforzare il protagonismo di chi è coinvolto nella mobilità umana.

Il seminario si propone di approfondire le strategie di intervento, basate su azioni concrete nel contesto attuale, in un processo di riflessione circolare e dialogico, basato sull’azione diretta, sulla visione e sulle diverse sfumature e prospettive dell’esperienza accumulata dalle Suore Missionarie Scalabriniane. Inoltre, l’evento promuove l’analisi delle pratiche e l’approfondimento di temi correlati, in una prospettiva multidisciplinare e interculturale, con la partecipazione diretta di tutta la famiglia scalabriniana.

Le parole di apertura sono state pronunciate dalla Superiora generale, Suor Neusa de Fátima Mariano. Suor Neusa ha dato il benvenuto ai presenti e a coloro che hanno seguito virtualmente l’evento. Rivolgendosi alle Suore Missionarie Scalabriniane, Suor Neusa ha espresso la gioia dell’incontro come segno di gratitudine a Dio e come impulso alla speranza. La suora ha dato il benvenuto anche agli altri partecipanti della famiglia scalabriniana: Pe. Leonir Chiarello, Superiore Generale dei Missionari Scalabriniani; Luiza Depont – Istituto delle Missionarie Secolari; Pablo Carlotto – Coordinatore Generale del Movimento Missionario Laico Scalabriniano. Suor Neusa ha anche sottolineato che l’incontro si tiene nella sede del Celam, che lei definisce il cuore della Chiesa latinoamericana e caraibica. Questo ricordo non è solo geografico, ma anche simbolico. Fondato nel 1955, il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) ha svolto da allora un importante lavoro collegiale e pastorale di fronte alle sfide che la Chiesa del continente deve affrontare. Il Celam è un’organizzazione regionale che riunisce i vescovi cattolici dell’America Latina e dei Caraibi. La sua funzione principale è quella di promuovere la collaborazione e la comunicazione tra le conferenze episcopali di queste regioni, cercando di rafforzare la presenza e la missione della Chiesa cattolica in America Latina.

I quattro verbi presentati da Papa Francesco e che rappresentano un programma pastorale di cura per i migranti e i rifugiati non sono stati dimenticati da Suor Neusa, che ha evidenziato l’accoglienza, la promozione, la protezione e l’integrazione dei migranti e dei rifugiati come dimensioni specifiche della missione e del carisma della Famiglia Scalabriniana. I verbi sono legati ai principi fondamentali della vita del carisma scalabriniano e offrono le ragioni per cui le Suore Scalabriniane si conformano a Cristo migrante nei loro vari modi di agire, essere con e per i migranti e i rifugiati. 

Secondo Suor Neusa, la configurazione del modo di costruire relazioni fraterne e sororali nelle comunità e nei contesti in cui le Suore lavorano al servizio 

della vita, con dignità, senza discriminazioni o esclusioni, avviene attraverso la condivisione, l’ascolto, il dialogo, la corresponsabilità, l’impegno e la reciprocità. Per questo l’evento, ha aggiunto, si inserisce in questo tipo di processo che ci forma e ci motiva, ci rende anche orgogliose e ci sfida e, per la sua attualità, ci incoraggia a continuare a chiamare altre persone alla missione scalabriniana e a riprendere il nostro cammino rafforzate e ricaricate di speranza e saggezza.

Il senso della vita cristiana sta nell’essere per gli altri e nel dare la propria vita come segno concreto di amore. Le parole di apertura di suor Neusa hanno anche evidenziato che questa opzione personale e comunitaria si fonda su Gesù Cristo e sul carisma appreso da San Giovanni Battista Scalabrini. La vocazione è vissuta in tanti modi e sfumature diverse quante sono le storie personali e comunitarie, nelle chiese locali che ci hanno accolto e negli itinerari missionari in cui lavoriamo. La missione ha anche la diversità della pluralità dei doni dello Spirito nelle culture e nei viaggi interculturali, nelle comunità, nelle esperienze e nelle sfide che la mobilità umana comporta. Lungo il cammino, è lo Spirito Santo che ci abilita ad accoglierci sempre di nuovo, in un’umile disponibilità all’itineranza, al servizio della comunione tra le diversità. 

Infine, suor Neusa ha sottolineato l’intero processo preparatorio dell’evento, caratterizzato da un coinvolgimento partecipativo e da una preparazione che è confluita nell’evento. E a partire dall’evento, continuare a riflettere sull’azione missionaria, articolando le migliori strategie di lavoro con i migranti e i rifugiati, in base ai protagonisti della mobilità, alle partnership e al contesto ecclesiale e socio-politico dei vari contesti.

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